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Trasfusioni, un sistema regionale più efficiente e sicuro

La Giunta della Regione Sardegna ha approvato il Piano regionale sangue, emocomponenti, farmaci plasmaderivati e sostanze di origine umana (SoHo) per il triennio 2025-28. Fra i principali obiettivi, il Piano intende raggiungere l’autosufficienza di sangue, emocomponenti e farmaci plasmaderivati con il perseguimento, per questi ultimi, degli obiettivi indicati nel Piano Plasma Nazionale.

Qualità e sicurezza

Fra i propositi del Piano vi è anche il raggiungere la qualità e la sicurezza delle SoHo, elevare il grado di sicurezza del sistema trasfusionale anche attraverso percorsi adeguati, con la standardizzazione delle procedure trasfusionali e l’adeguamento dei sistemi informatici. Infine, il Piano si prefigge di adeguare il sistema trasfusionale regionale alle normative vigenti con un riassetto del modello organizzativo generale. L’obiettivo finale è garantire una rete trasfusionale basata su appropriatezza, efficacia, sicurezza, sostenibilità e omogeneità del servizio.

«Il Piano è stato elaborato sulla base della rilevazione dei consumi storici e dei principali dati di programmazione dell’autosufficienza regionale che rappresentano il punto di partenza per la programmazione del prossimo triennio» spiega l’assessore Bartolazzi, e «rappresenta un ulteriore elemento di rinforzo con un graduale adeguamento dell’assetto organizzativo in linea con le ultime novità normative introdotte sia in campo nazionale che europeo».

Verso l’autosufficienza regionale

L’autosufficienza regionale rappresenta una priorità della rete trasfusionale sarda. Un’attenzione particolare va anche data alla necessità di diminuire i consumi attraverso programmi specifici. La Regione riconosce, inoltre, «il ruolo fondamentale delle associazioni e dalle federazioni di donatori volontari che operano in modo capillare su tutto il territorio regionale. «Abbiamo intenzione – sottolinea Bartolazzi – di creare percorsi diagnostici e terapeutici per i donatori di sangue ed emocomponenti finalizzati alla determinazione dell’idoneità, in modo da ottimizzare la raccolta e non sprecare neanche una goccia di sangue».

Alcune novità

Tra le novità del piano, il disegno del nuovo assetto della rete ospedaliera regionale di medicina trasfusionale: «Il nuovo modello mantiene, in modo sostenibile, la capillarità della raccolta, concentra le attività di lavorazione e di qualificazione biologica, individua la necessità di una forte governance e di uniformità delle attività di Medicina trasfusionale», spiega ancora l’assessore.

Le attività diagnostiche di qualificazione biologica delle donazioni saranno concentrate, entro il 1° marzo 2026, nelle Strutture trasfusionali Hub, individuate nel Servizio trasfusionale di Cagliari ubicato presso l’Azienda di rilievo nazionale ed alta specializzazione “G. Brotzu” (ARNAS) e nel Servizio trasfusionale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari, in quanto già sedi dei processi di validazione biologica in biologia molecolare (NAT).

Le attività di lavorazione (centri di lavorazione sangue CLS) saranno gradualmente concentrate sempre nelle 2 strutture Hub, individuate secondo una logica territoriale con volume di attività trasfusionale intorno alle 40.000 unità/anno. Tale organizzazione garantirà una uniforme distribuzione delle sedi lavorative in termini di raccolta, produzione, trasfusione e consumo rispondendo alle attuali esigenze di autosufficienza regionale con particolare riferimento all’aggregazione funzionale dei servizi trasfusionali di Sassari, Alghero, Nuoro, Ozieri, Olbia, Lanusei per il nord Sardegna e di Cagliari, Oristano, Carbonia, San Gavino/Serramanna, per il sud Sardegna.

Per l’attuazione del Piano si dà mandato alle Aziende sanitarie regionali con il coordinamento della Struttura regionale di coordinamento (SRC) delle attività trasfusionali in collaborazione con l’Assessorato della Sanità.

Nasce la Consulta Tecnica Permanente

Con una delibera di Giunta, la Regione Sardegna ha inoltre istituito la Consulta Tecnica permanente per il sistema trasfusionale regionale. L’obiettivo è quello di rafforzare la governance del sistema.

Fanno parte della Consulta: il direttore generale della Sanità o suo delegato; il responsabile della struttura regionale di coordinamento delle attività trasfusionali; i rappresentanti delle direzioni mediche di presidio ospedaliero; i responsabili delle strutture trasfusionali; i rappresentanti delle società scientifiche nel settore trasfusionale; rappresentanti delle associazioni e/o federazioni dei donatori di sangue ed emocomponenti; rappresentanti delle associazioni dei pazienti emopatici e politrasfusi. Alla Consulta potranno aggiungersi eventualmente altre professionalità di comprovata competenza tecnico-scientifica.

«La recente regolamentazione europea di settore ha aggiornato il quadro di riferimento per quanto attiene le sostanze di origine umana, tra cui rientrano anche i componenti del sangue: sono stabiliti standard elevati di qualità, sicurezza ed efficacia per le attività di raccolta, distribuzione e utilizzo, a cui dovranno adeguarsi tutti gli Stati dell’Unione entro i prossimi due anni», spiega l’assessore Bartolazzi.

La Consulta opererà presso la Direzione generale della Sanità, che assicurerà supporto organizzativo e tecnico amministrativo.