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I ricordi riaffiorano: la sorella del poliziotto morto a Quartu nel 1976 scrive al Questore

immagine Pixabay

«22 gennaio 2025: la volante si schianta durante l’inseguimento. Feriti due poliziotti il conducente dell’auto risultata rubata, riesce a fuggire. 29 febbraio 1976: due agenti morti, altri due gravemente feriti. Questo il tragico bilancio dell’inseguimento di quattro balordi che fuggivano in una 127 rubata. Sfogliando le pagine del quotidiano sono rimasta inebetita dinanzi all’articolo “La Volante si schianta durante l’inseguimento”. In un attimo sono tornata indietro nel tempo. Ricordi, immagini di quella tragica notte sono riaffiorate alla mente riaprendo nel cuore una ferita non rimarginata».

Inizia così la lettera scritta da Maria Teresa Spolitu, sorella del giovane Pietro Spolitu, 22enne poliziotto morto a Quartu Sant’Elena il 29 febbraio 1976 insieme al suo collega Vincenzo Fracasso, 27 anni, durante un inseguimento di ladri che con un’auto rubata avevano aggredito alcune coppie al Poetto. Una missiva che la donna ha deciso di inviare al Questore di Cagliari a seguito di un incidente stradale verificatosi lo scorso 21 gennaio, nel quale due operatori di una volante sono rimasti feriti mentre tentavano di fermare il conducente di un’auto oggetto di furto.

LE RIFLESSIONI DELLA DONNA

«La volante si schiantò contro un pilastro di una casa a Quartu Sant’Elena in Viale Colombo. – scrive la donna – I corpi dei due poliziotti furono estratti dalle lamiere contorte dell’abitacolo. Stavolta il tributo da pagare non è stato così tragico, ma le due circostanze molto simili tra loro ci presentano da una parte delle vittime che con zelo e dedizione alla divisa svolgono il loro dovere, dall’altra dei teppisti irresponsabili che, alla ricerca del proprio benessere materiale e la necessità di soddisfarlo, diventano schiavi del bisogno stesso illudendosi di raggiungere quella felicità effimera che li estranea, sempre più, dal proprio essere».

Maria Teresa Spolitu afferma di aver voluto «associare questi due fatti di cronaca (anche se accaduti in tempi e luoghi diversi) per condividere e riflettere sulla concezione del bene e del male che, al giorno d’oggi, pare sempre meno adatta a spiegare le contraddizioni di un mondo che siamo soliti chiamare civile».

«Forse qualcuno nel leggere queste mie righe le troverà fuori luogo, – conclude la donna – ma solo chi ha vissuto in prima persona simili tragedie trova il coraggio di esporsi e di lottare anche solo con una semplice lettera nella speranza che la pubblica opinione possa essere coinvolta in una più reale e obiettiva presa di coscienza nel valutare simili fatti in cui a pagare sono delle vittime innocenti che credono e svolgono il loro dovere pronti persino a sacrificare la propria vita per il trionfo della giustizia».